Prezzo del gas ai massimi storici, caro bollette, aumento dell’inflazione, diminuzione forniture di gas dalla Russia, ricerca di nuovi partner per le importazioni di gas (liquido), produzione di energia rinnovabile, rigassificatori e territori sono tutti aspetti della stessa medaglia quella legata alla crisi energetica che sta mettendo in forte difficoltà le famiglie ed il sistema produttivo locale e nazionale.
Tutti aspetti che descrivono la complessità del problema e l’urgenza di interventi, in quanto l’emergenza energetica diventa facilmente emergenza economica, e questa diventa, sempre, emergenza sociale. Nel caso specifico, l’emergenza energetica va ben oltre la dimensione nazionale, e incrocia dinamiche di ordine continentale. Siamo dunque dinanzi a un problema che, per la sua complessità, non può essere affrontato con soluzioni semplici, né semplicistiche. E’ necessario agire, contemporaneamente su più fronti, partendo dall’ascoltare i territori e le loro comunità che sono coinvolti in progetti che cercano di dare risposte a questa crisi energetica, come quello del rigassificatore di Piombino.
In questo caso dobbiamo evitare il populismo sfrenato, quello del semplice NO che non offre nessuna alternativa oppure quello surreale dove il sindaco di Piombino ne entra a far parte con la sua dichiarazione “Fratelli d’Italia favorevole ai rigassificatori ma non qui a Piombino”, mentre i vertici del partito confermano il SI al rigassificatore a Piombino. Se non ci fossero imprese e famiglie che ricevono bollette del gas, che materialmente non potranno pagare, ci sarebbe da ridere di fronte a queste affermazioni.
L’utilizzo del rigassificatore di Piombino come soluzione temporanea, per affrontare la crisi energetica, è la tesi sostenuta dal segretario nazionale del PD Enrico Letta, che in un articolo riportato dal Corriere della Sera, sostiene che il PD ha scritto nero su bianco che i rigassificatori sono una soluzione transitoria, non la soluzione definitiva. Questa scelta deve passare dal raccordo con le comunità locali e con le compensazioni per il disagio arrecato al territorio.
La politica, quella bella, seria e responsabile che si pone l’obiettivo di “unire” e non di contrapporre parti della società o comunità intere, deve fugare in prima istanza, le giuste preoccupazioni dei cittadini e di tutti quei soggetti interessati dal progetto garantendo loro trasparenza e chiarezza. Il rigassificatore a Piombino, è stato vissuto, giustamente per come si è sviluppata la vicenda, come una scelta “calata dall’alta”. Dobbiamo essere bravi e capaci, cambiando la narrazione della storia, a far diventare questo progetto una soluzione condivisa dall’intero territorio, partendo da 4 aspetti irrinunciabili: sicurezza, salvaguardia ambientale, continuità di utilizzo produttivo degli spazi eventualmente occupati dal rigassificatore (banchina Nord) e temporaneità della presenza del rigassificatore nel porto di Piombino (3 anni).
Per rispondere alle questioni sopra riportate ci saranno le valutazioni degli enti chiamati a dare il loro parere sul progetto. Per rassicurare maggiormente la comunità, si potrebbero considerare altri strumenti che la normativa ci mette a disposizione. Uno di questi è la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) in versione accelerata, che potrebbe fornire risposte e contestualmente tranquillizzare, ancora di più, la comunità piombinese. Per gli altri requisiti crediamo sia necessario un confronto aperto con il territorio, organizzando un seminario con i soggetti coinvolti che spieghi all’intera comunità il progetto. Dobbiamo eliminare le preoccupazioni ambientali e di sicurezza ma dall’altra parte dobbiamo far capire la valenza nazionale del progetto che si pone di attenuare gli effetti di questa crisi energetica che sta mettendo sulle spalle dei cittadini e delle aziende costi energetici impossibili da sostenere. Il rigassificatore di Piombino vale 2,5 miliardi di metri cubi di gas in più a disposizione dell’Italia. La sua attivazione è un passo fondamentale per evitare futuri razionamenti di gas e fare fronte alla carenza.
L’eccezionalità della situazione attuale legata alla crisi energetica, esacerbata dalla guerra in Ucraina, ci consegna una fotografia preoccupante. Secondo Confcommercio, a causa del caro bolletta, da qui ai primi sei mesi del 2023 in Italia saranno a rischio circa 120 mila imprese di lavoro del settore terziario e 370 mila posti di lavoro, con un’inflazione prossima all’8% dovuta per quasi l’80% proprio all’impennata dei prezzi delle materie prime energetiche. Questi dati, seppur parziali, ci consegnano una realtà che ha bisogno di azioni urgenti in materia di energia.
Per questo è indispensabile agire con risposte immediate accelerando soprattutto su Recovery Fund energetico europeo e fissazione di un tetto al prezzo del gas rafforzando l’azione del governo in carica in modo tale che per la partita sul tetto al prezzo del gas russo possa portare a casa un risultato positivo che determinerà la decisione del “price-cap”. Non permettiamo a questa crisi di farci perdere la strada della transizione; affianchiamo scelte strategiche al lavoro da perseguire nel sistema Paese, incentrato come sostiene il PD, sulla costituzione di un tetto nazionale al costo delle bollette, all’introduzione di un contratto ’luce sociale’ che dimezzi le bollette per le fasce più deboli, alla pianificazione immediata di un piano nazionale sul risparmio energetico, al raddoppio del credito d’imposta per le aziende, all’utilizzo della tassazione straordinaria degli extra profitti di produttori e distributori energetici e incentivi alle imprese che investono in efficienza energetica e ulteriore semplificazione delle procedure per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Per Piombino, dopo avere verificato le condizioni di sicurezza e salvaguardia ambientale, è necessario, di fronte ad uno scenario così complesso ed una crisi che “morde” il territorio ormai da anni, essere capaci di vedere e progettare a lungo termine. Per questo diventa fondamentale mettere sul tavolo il “Decreto Piombino”, come sostenuto dal segretario regionale Bonafè, che lo identifica come un motore e volano di sviluppo dell’area di crisi.
Il decreto deve contribuire a risolvere quei cronici ritardi nella realizzazioni di opere fondamentali per lo sviluppo ed il rilancio di questo territorio come le bonifiche, il completamento dell’infrastruttura portuale e il sistema viario. Inoltre parallelamente c’è l’urgenza di rilanciare un’economia alternativa che passi dalla valorizzazione delle sue bellezze naturali fino ad arrivare allo sviluppo di nuove attività, sviluppando quella filiera della manifattura tipica del territorio. Tutte proposte che sono state inserite nel memorandum (da estendere anche al territorio di Follonica e del suo golfo) presentato dal Presidente della Regione Eugenio Giani al Presidente del Consiglio Mario Draghi.
Contestualmente dobbiamo dare una risposta a questa crisi energetica che non può essere solo quella del rigassificatore. La crisi energetica può essere un’occasione per la transizione verde, che rimanga sul territorio e crei opportunità di sviluppo e crescita. Dobbiamo essere capaci di sfruttare le migliaia di metri quadrati lasciati liberi dall’industria per progettare un futuro fatto di fonti rinnovabili e creare una hydrogen valley che faciliti da un lato la produzione dell’idrogeno verde e dall’altro la sua fruizione.
In tutto questo dobbiamo tenere dentro, una fabbrica che ha bisogno di chiarezza sul suo futuro. Troppi voci si rincorrono una volta sulla vendita e un’altra sulla continuità di gestione di JWS con un’importante assegnazione della commessa delle rotaie alle porte. I lavoratori, ma direi l’intera comunità hanno bisogno di certezza e di intravedere un progetto per il futuro.
E’ arrivato il momento di “unire” la comunità di questo territorio, dando le risposte e le garanzie che si attende e allo stesso tempo, nel caso del rigassificatore, dobbiamo portare avanti quell’agenda di diversificazione dal gas russo che è fondamentale per dare a cittadini e imprese maggiore certezza circa la stabilità delle forniture. L’Italia dev’essere in grado di diventare completamente indipendente dal gas russo il prima possibile, è un obiettivo fondamentale per la sicurezza nazionale.